cos è il teatro

Cosa è il teatro

Ci sono domande a cui pare impossibile dare una risposta. Spesso, queste sono domande che, per la loro difficoltà o la loro scomodità, la gente preferisce non porsi. Una di queste è quella che costituisce il titolo di questo nostro nuovo post del blog: “Cosa è il teatro?” Questa domanda se la pone anche Carmelo Bene, e la sua risposta potrete trovarla nel video che concluderà questa nostra piccola, breve e sconclusionata trattazione. Intanto, però, proviamo noi stessi a rispondere a questa domanda. Cosa è il teatro? Cosa è per noi, il teatro, sarebbe molto meglio dire. Prescindiamo, noi bassi teatranti, da risposte di carattere o aspirazione assoluta. Vediamo cosa è per noi il teatro.

Un palcoscenico. Una scenografia. Tendoni. Questa è la cornice del nostro teatro. Qualche attore, uno sparuto e silenzioso pubblico, qualche luce. Musica di sottofondo, forse, o perlomeno per qualche intermezzo, in qualche scena. Un suggeritore? Certo, si sa mai che qualcuno si dimentica le battute. Poi il regista, sorridente sul viso, ma teso come e più di una corda di violino. Questa è la cornice materiale del teatro. Ma c’è solo questo nel teatro? È davvero questo e solo questo il teatro? Non credo che ci sia qualcuno che si limiterebbe a rispondere così, salvo forse un novello redattore di enciclopedie. Teatro è una parola complessa, che cela significati nascosti, che oltrepassano e squarciano la materialità. C’è uno spazio etereo oltre lo spazio fisico e materiale che abbiamo appena richiamato.

Ed è forse, anzi, probabilmente, su questo che dobbiamo concentrarci. O almeno è quello che voglio fare io, perché ritengo che sia proprio qui il concetto di “teatro” che noi vogliamo veramente trattare. Teatro come spazio di espressione, come spazio indefinito e malleabile, come luogo che noi attori definiamo, nello spazio, nei limiti, nei confini e nei contenuti. Non c’è teatro senza gli attori: il teatro in sé è una sala adibita a rappresentazioni. Il Teatro, con la T maiuscola, è invece il complesso eterogeneo e mistico che unisce lo spazio fisico alla meta fisicità della rappresentazione, alle emozioni e alle sensazioni e alle parole e ai gesti degli attori, e lo scrivo qui volutamente senza soluzione di continuità, perché non voglio alcuna soluzione di continuità. Io non so se questo mio pensiero sia anche il vostro: è sicuramente quello che ispira la nostra compagnia, qui a Cinisello Balsamo, perché tutti viviamo insieme di una concezione del teatro che è altra rispetto alla mera fisicità del suo legno, delle sue poltrone e della sua biglietteria.

E questo lo si avverte anche quando si è spettatori a teatro. Le poltrone sono fisicamente separate dal palcoscenico, ma lo spettatore è intimamente, metafisicamente unito all’attore, e tramite l’attore al personaggio e alla storia. Al vissuto e a ciò che accade, perché tutto vive in un aere che è indefinibile in termini meramente fisici e materiali. Il Teatro, in fondo, diciamocelo, non lo si descrive: lo si attraversa, lo si vive, ci si fa assorbire, se ne diventa indissolubilmente e immancabilmente parte!

Siete d’accordo, lettori?